Il trattamento alla deriva

In questo articolo vi vogliamo raccontare un altro lavoro che abbiamo fatto sulla nostra piccola barca a vela, ovvero la sistemazione della deriva in piombo.

Pur essendo perfetta, la deriva di Mon Etap iniziava a presentare qualche piccola bolla tra i vari strati di prodotti e il distaccamento dello strato esterno di rivestimento.

(nella foto qui sopra un dettaglio a seguito della rimozione della parte ammalorata)

Quindi ci siamo armati di pazienza e ci siamo organizzati per fare il lavoro, ovviamente prima abbiamo chiesto la consulenza del nostro fidatissimo perito, Davide Zerbinati, che non ringrazieremo mai abbastanza.

Come specifichiamo sempre in tutti gli articoli tecnici del nostro blog, vogliamo ricordare che anche in questo caso, il presente articolo NON è una guida, bensì una semplice descrizione di quello che NOI abbiamo fatto sulla nostra barca. Prima di fare qualsiasi lavoro, chiedete una consulenza a professionisti del settore.

Iniziamo a reperire il materiale che ci serve:

  • Rotorbitale 150mm (per i dettagli vedi l’articolo sul trattamento antiosmosi);
  • Dischi altamente performanti a grana molto grossa, per questo lavoro ci siamo affidati a dei dischi MIRKA ABRANET ACE HD da 40gr. Gli strati da rimuovere erano troppi e con i dischi standard il lavoro sarebbe stato pesantissimo.
(Il risultato della foto qui sotto lo abbiamo ottenuto dopo 2 ore di lavoro faticosissimo con i dischi abrasivi standard, per questo motivo abbiamo acquistato dischi performanti)
  • Aspirapolvere per aspirare i residui della abrasione;
  • Acetone per sgrassare le parti dove effettueremo il trattamento;
  • Anche per questo lavoro ci siamo affidati a prodotti International. In questo caso utilizzeremo un primer bicomponente adatto al tipo di supporto (piombo) e all’utilizzo sotto la linea di galleggiamento. Il primer in questione è l’ International Interprotect
  • Termometro laser per verificare la temperatura del supporto;
  • Rullini a pelo corto;
  • Panno cattura polvere;
  • Siringa di grandi dimensioni per dosare le parti della pittura bicomponente;
  • Sikaflex nero adatto per utilizzo sotto la linea di galleggiamento, in alternativa ci è stato consigliato di utilizzare della resina per l’attacco deriva opera viva.

Si inizia

Sabato mattina alla buon’ora iniziamo con la rimozione degli innumerevoli strati di materiale, ora che abbiamo i dischi performanti il lavoro è molto più veloce. Per arrivare al metallo impieghiamo circa 7 ore e otteniamo un risultato a macchia di leopardo, i residui li rimuoveremo utilizzando dell’acetone.

Ora che abbiamo rimosso tutti gli strati di materiale dalla nostra deriva è bene ricordare che il lavoro di pittura va eseguito in una giornata soleggiata, con poca umidità e che il supporto deve essere pulito e privo di sporcizia.

Se grattiamo la superficie oggi e vogliamo stendere il primer domani, il giorno successivo sarà buona cosa dare una carteggiata con grana leggera e sgrassare nuovamente il supporto appena prima di iniziare il lavoro di pittura. L’umidità della notte o la sporcizia, potrebbe depositarsi sul supporto o creare delle piccole ossidazioni che non consentirebbero al primer di fare presa sul metallo.

Prima di aprire il prodotto e iniziare quindi alla miscela dei componenti, prendiamo il termometro e controlliamo la temperatura del supporto, se è conforme a quanto richiesto dalla scheda tecnica, possiamo iniziare a fare le parti facendo molta attenzione a mescolarle bene una volta unite.

Quante mani e in quanto tempo?

Iniziamo stendendo la prima delle 5 mani di prodotto, nel nostro caso decidiamo di alternare il verso di stesura del colore, ovvero una mano in verticale ed una in orizzontale, per avere la certezza di passare il prodotto in modo uniforme.

Fondamentale rispettare rigorosamente i tempi di ricopertura del primer in base alle condizioni climatiche in cui ci troviamo e rispetto alla temperatura del supporto. 

E il raccordo scafo-deriva?

Ci erano state proposte due alternative, la prima più impegnativa (come tempi) ma che sarebbe durata di più e la seconda invece più veloce ma con risultati meno duraturi nel tempo.

Essendoci trovati a finire questo lavoro a Giugno 2020, subito dopo il lockdown primaverile causato dal virus Covid19 ed avendo voglia di mettere la barca in acqua per la stagione, abbiamo scelto di fare il lavoro più veloce e meno duraturo, rimandando l’altro. Quindi abbiamo utilizzato del sikaflex per raccordare la giunzione scafo-deriva.

Terminato il lavoro di pittura ed asciugato il supporto abbiamo steso tre mani di antivegetativa International Micron 350, che utilizziamo ormai da anni con risultati ottimi.

Scrivendo questo articolo a metà novembre, nel bel mezzo del secondo Lockdown ed avendo alato la barca in fretta e furia, poco prima della chiusura, vi possiamo confermare che il lavoro alla deriva ha tenuto benissimo ed è ancora perfetto.

Andrà invece ritoccato il raccordo scafo deriva fatto con il sikaflex che in alcuni punti non ha retto. Purtroppo non sono riuscito a fare fotografie, le mostreremo in primavera.

Buon vento Elena&Filippo

3 pensieri riguardo “Il trattamento alla deriva

  1. Ciao Filippo & Elena,
    grazie come sempre di condividere le vostre esperienze, e sopratutto BRAVI che vi mettete sempre in gioco nel cercare di arrangiarvi nei lavori di manutenzione della vostra bella Mon Etap.
    Dalle foto capiamo ancora meglio le differenze tra le nostre 24i, prima o poi riusciremo a navigare su entrambe, per costatare di persona le differenze di comportamento con appendici diverse.

    Un saluto e a presto.
    Sergio & Eliana.

  2. Ciao ragazzi, che piacere leggervi. Diciamo che proviamo ad arrangiarci, qualche volta con successo e qualche volta dovendo fare qualche correzione di tiro, ma lo scopo è sempre quello di imparare.
    Sono sicuro che il 2021 ci consentirà di fare qualche bella uscita insieme e perchè no, magari qualche flottiglia!! :))

  3. ciao ragazzi complimenti per l’articolo e per quelli precedenti,è sempre un piacere

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